domenica 10 maggio 2009

BU'GUE

Anche in questo breve intervento parlo di Africa.
Venerdì sera 8 maggio sono stata invitata ad una cena africana al locale Mama Maria a Milano in Via Bengasi 7. Molto simpatico l'ambiente e particolare il cibo con piatti, dolci e bibite tipici del Camerun. Dagli antipasti a base di fagioli e bignè ai piatti unici di cous cous di pollo e di riso con vitello in salsa di arachidi. Infine torte di arachidi. Tutto speciale e fantastico. Ma la cosa più importante per me non è stato solo vivere una serata etnica ma conoscere alcuni dei promotori che mi hanno parlato della realtà dell'Africa sub sahariana e soprattutto di quel pezzetto di Africa che è qui a Milano.
La cena infatti era organizzata dall'associazione Bu' gue per la promozione della donna e del bambino in Africa. L'associazione è costituita da un gruppo di giovani donne laureata e studentesse del Camerun che vivono in Italia da anni alle quali si sono uniti volontari italiani e non. Presidentessa è la Dott.ssa Danielle Singa ginecologa ed ostetrica a Milano.
“La parola Bù gue significa in lingua maka del Camerun “speranza” ed indica l'atteggiamento fondamentale con cui una comunità guarda ed affronta il presente e le sue difficoltà in vista del futuro”.
Con questa bellissima definizione tratta dal volantino di presentazione di questa associazione che chiudo queste poche righe: uno spunto di riflessione anche per noi che attraversiamo il presente tra mille difficoltà fiduciosi nel futuro.
Per saperne di più navigate nel sito www.bugue.it

mercoledì 6 maggio 2009

"Il fantasma di dogali"

Il mio primo intervento è dedicato ad un romanzo che consiglio vivamente di leggere!!
Ne “Il Fantasma di Dogali” (edito da Crysalis Publishing House) Rosa Gemma Piazzardi riunisce aspetti moderni e antichi, storia e vita contemporanea, sentimenti senza tempo.
Il titolo richiama alla mente la guerra di Eritrea e precisamente la battaglia di Dogali vicino a Massaua in cui nel 1887 i soldati italiani furono trucidati dai combattenti abissini comandati da Ras Alula. La battaglia di Dogali provocò un terremoto politico con la fine del governo Depretis e l’avvento di Crispi.
Ma al di là dell’evento storico il romanzo alterna nelle sue pagine la storia di due donne: quella della nobildonna piemontese Marianna Aldrovandi, vittima innocente di un marito violento e prepotente che ritrova sé stessa con l’amore del tenente Enrico. Ma la dura realtà della guerra sconvolgerà la sua vita.
E quella di Ombretta Patri, architetto milanese, che viene inviata in Eritrea per presentare un progetto di costruzione di un villaggio turistico a Daret sulla costa incontaminata del Mar Rosso. Questo progetto dovrebbe aiutare l’economia dell’Eritrea, paese così provato dalla guerra.
Sullo sfondo la terra di Eritrea, le città di Asmara e di Massaua, territori assolati e desertici, piante di sicomori, cielo scuro e pieno di stelle che sembrano così vicine, mare incontaminato e isole senza traccia di costruzione umana, la vita di un popolo che ha da sempre lottato per la propria indipendenza (dagli Italiani, dagli Inglesi, dagli etiopi) ma che fatica a riprendere quota con le sue leggende ed i suoi miti.
Leggendo questo romanzo vengono in mente paesaggi senza tempo che sono uguali a 1000 anni fa, forse modificati da qualche strada asfaltata, così come solo si possono vedere fuori dall’Europa. E così ricordo le terre assolate e brulle del deserto di Giuda ove solo l’antica strada romana, che da Gerusalemme scende e Gerico, è stata asfaltata ed è un segno dell’epoca moderna. Tutto intorno è come 2000 anni fa. Ogni tanto sulle montagne color ocra si intravedono piccoli puntini bianchi: sono i monasteri ortodossi che sono tutt’uno con il paesaggio. Oppure le terre di Turchia dove la storia è rappresentata solo dai resti delle antiche capitali della Licia e della Pisidia.
Un tuffo nel passato e nel presente, nella vita dura dei Paesi emergenti, della cooperazione internazionale, nella sfida dell’Africa così martoriata da vecchi e nuovi colonialismi. Pertanto tanti spunti di riflessione.